Il Sistema Copernicano e i suoi sostenitori

Il De Revolutionibus orbium celestium viene pubblicato il 24 maggio del 1543 nello stesso giorno della morte del suo autore, Nicolò Copernico. Quest'opera, come ampiamente noto, descrive il moto del sistema solare ponendo al centro il Sole e non più la Terra. L’eliocentrismo non si limita a cambiare la collocazione tradizionale della Terra e dell’uomo nell’universo, ma travolge l’intera fisica aristotelica e l’immagine del mondo che essa implicava.

keplerIl senso di angoscia provato da alcuni contemporanei di fronte alle ipotesi degli astronomi non deriva solo dalle nuove dimensioni del cosmo o dalla collocazione della Terra, ma anche da questo sconvolgimento generale dell’ordine gerarchico dell’universo. Agli astronomi e ai fisici toccherà dare nuove risposte ai quesiti che la fisica aristotelica aveva abituato a risolvere molto facilmente, e quest’opera implicherà anche una parziale ridefinizione del concetto di perfezione.

galileo I principali sostenitori di questo nuovo modello furono Keplero e Galileo. Il primo introdusse le leggi cinematiche che descrivono il moto dei pianeti attorno al Sole, sostituendo le orbite circolari con orbite ellittiche e ponendo il Sole in uno dei fuochi dell'ellisse. Galileo cercò di dare una base fisica, in senso moderno, alla teoria copernicana.

I sostenitori e divulgatori della teoria copernicana non furono solo scienziati, ma anche letterati che colsero nella nuova teoria una rottura della scuola di pensiero dominante.

All’inizio del Seicento la tesi della pluralità dei mondi emerge come tentativo di rispondere agli interrogativi posti dagli scritti bruniani. L'accettazione del modello copernicano, caratterizzato dall’uniformità, non deve essere in contrasto con il ruolo e gli attributi divini. Viene dunque accettata prima l’analogia tra Terra e pianeti, poi anche quella tra Sole e stelle fisse; ma l’universo non è descritto come infinito, e la sua immensità, lungi dal costituire un pericolo per l’immagine tradizionale della divinità, ne esalta l’onnipotenza e la saggezza.

Se prima il mondo indicava un sistema cosmologico completo, composto di terra, sole, pianeti e stelle fisse, all’inizio del Seicento comincia a diffondersi un secondo significato della parola mondo, già presente, tra l'altro, nell’antichità. Si ammette la possibilità che altri pianeti, quelli del nostro sistema solare e quelli che circonderebbero le altre stelle, siano composti della stessa materia della Terra e possano essere dunque la sede di esseri viventi, forse persino di esseri razionali simili a noi. Schematicamente, l’andamento della discussione cosmologica cinque-secentesca, porta alla costruzione di quattro modelli, due relativi all’universo infinito e due alla teoria della pluralità dei mondi.

L’infinitismo bruniano si fonda invece su un’intransigente affermazione dell’uniformità dello spazio. Per i sostenitori della pluralità dei mondi, l’esigenza di mantenere la Terra in una posizione privilegiata rispetto agli altri corpi celesti, spinge a ritenere che le stelle fisse non possano essere considerate dei veri e propri Soli e che non siano circondate da pianeti. Un altro filone di pensiero sulla pluralità dei mondi sviluppa sia l’analogia Terra-pianeti, sia quella Sole-stelle fisse, come aveva fatto Bruno; esso rifiuta però di accettare l’infinità dell’universo. Un problema di grande rilevanza è quello costituito dalla presenza di abitanti sugli altri pianeti; esso è connesso per un verso alla questione già esaminata del rapporto con le Scritture, per l’altro all’immagine dell’ordine del mondo e al ruolo che in esso è destinato all’uomo.

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