EPICURO (lettera ad Erodoto): "... bisogna ritenere inoltre che è compito della scienza della natura indagare la causa dei fenomeni fondamentali e che la felicità riguardo alla conoscenza dei fenomeni celesti consiste in questo, e nel sapere quali sono le nature dei fenomeni che si contemplano nei cieli, e quanto a tutto questo è congenere per il raggiungimento della perfetta conoscenza in proposito....
Inoltre i mondi sono infiniti, alcuni simili al nostro, altri dissimili, perché gli atomi, che abbiamo appena dimostrato essere infiniti, percorrono anche i più lontani spazi. Infatti gli atomi adatti a dare origine a un mondo o a costituirlo non possono essere esauriti né da un solo mondo, né da un numero finito di mondi, né da quanti mondi sono simili, né da quanti sono diversi dal nostro. Nulla quindi si opporrà alla infinità dei mondi".
La proposizione rappresenta un'applicazione del principio di pienezza: per l’infinità del tutto, nell’infinito vuoto-spazio gli atomi infiniti, quasi inesauribile materiale da costruzione, non possono che dare vita a infiniti sistemi di aggregazioni, alcuni simili, altri dissimili rispetto al nostro (dal commento di Dario Zucchello).
"Oltre a ciò che si è detto, bisogna ritenere che i mondi e ogni aggregato limitato, di natura simile alle cose che vediamo continuamente, hanno avuto origine dall’infinito, formandosi tutti dalla separazione di particolari aggregati, maggiori o minori. Tutti, poi, di nuovo si dissolvono, alcuni più velocemente, altri più lentamente, alcuni per certe cause, altri per altre.
Non bisogna inoltre ritenere che i mondi abbiano una forma sola, ma alcuni di essi sono sferici, altri ovoidali, altri di forme diverse; comunque non hanno qualsiasi forma. Neppure si deve pensare che siano esseri animati separatisi dall’infinito. Nessuno potrebbe dimostrare che in un particolare mondo siano contenuti i semi da cui si generano gli animali, le piante e tutto il resto che si vede esistere, e che in un altro diverso questo non sia possibile. Analogamente dobbiamo pensare a proposito del nutrimento che la terra può offrire".
LUCREZIO - De Rerum Natura - Libro II (1045-1092) :
“L'animo infatti cerca di spiegare, poiché l'insieme dello spazio è infinito fuori dalle mura di questo mondo, che cosa vi sia oltre, fin dove la mente voglia esplorare, fin dove voli il libero slancio dell'animo. Anzitutto per noi dovunque, da tutte le parti, da ogni lato, sopra e sotto, nel tutto non c'è limite; come ho dimostrato e proclama di per sé la stessa realtà, ed è chiara la natura dell'abisso. Non si deve perciò credere in alcun modo verosimile, mentre in ogni direzione, si estende vuoto lo spazio infinito e semi di numero infinito e somma sconfinata volteggiano in molti modi sospinti da eterno moto, che siano stati creati soltanto questa terra e questo cielo e tutti quei corpi di materia al di fuori non concludano nulla; tanto più che questo mondo è stato fatto dalla natura e i semi stessi delle cose, da sé, scontrandosi per caso, in molti modi ammassati alla cieca, invano, senza effetto, alla fine si combinarono, almeno quelli che, congiunti all'improvviso, sarebbero divenuti per sempre l'origine di grandi cose: la terra, il mare, il cielo e la stirpe dei viventi. Perciò devi ammettere, ancora una volta, che esistono altrove altri agglomerati di materia, come questo, che l'etere stringe in un avido abbraccio. Inoltre, quando c'è molta materia disponibile, quando c'è spazio pronto e non c'è cosa né motivo che si oppone, di sicuro si devono compiere e formare le cose. Ora, se la quantità dei semi è tale che per contarla, non basterebbe l'intera vita delle creature viventi, e se permane la stessa forza e natura capace di congiungere tutti i semi delle cose al loro posto in modo analogo a come sono stati congiunti qui, devi ammettere che da altre parti esistono altri mondi e diverse razze di uomini e specie di animali. Per di più nell'universo non c'è una sola cosa che unica nasca e cresca unica e isolata, senza appartenere ad una specie e senza che allo stesso genere molte altre appartengano. Osserva in primo luogo i viventi: troverai che così è generata la stirpe delle fiere che vagano tra i monti, così le parole degli uomini e così infine i muti branchi squamosi e tutti i corpi degli uccelli. Perciò si deve riconoscere che in modo analogo il cielo e la terra e il sole, la luna, il mare e le altre cose esistenti non sono unici, ma piuttosto di numero infinito; poiché li attende un confine della vita piantato profondo e son composti di un corpo venuto alla luce, proprio come ogni specie che qui abbonda di esemplari del suo genere. Se tiene bene a mente tutto questo, appare subito che, libera, la natura, prova di padroni superbi, di per sé compie ogni cosa da sola, senza ricorrere a dei.”
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