Reazioni degli Scienziati
Non tutti i più importanti scienziati europei, emigrati negli Stati Uniti o residenti ancora in Europa, aderirono al Progetto Manhattan. Vi fu chi si dissociò sin dall'inizio, come Max Born e Franco Rasetti, rimasti a lavorare in Inghilterra e in Canada rispettivamente, chi si ritirò durante la fase operativa, come Joseph Rotblat. Ecco alcune testimonianze di questi scienziati seguite da valutazioni storiche fatte a distanza di molti anni in base alla declassificazione di molti documenti prima segreti.Einstein, contrariamente a quanto a volte si dice, fu completamente estraneo al Progetto Manhattan, di cui ignorava l'esistenza.
Max Born (Non partecipò al progetto)
"A un congresso a Cambridge conobbi Szilard che era in uno stato di grande eccitazione perché si era convinto della possibilità di fabbricare una bomba atomica. Sapendo della scoperta della fissione discutemmo sulla possibilità di sfruttare l'immensa quantità di energia; ma non ce ne eravamo molto preoccupati. Szilard si era invece reso conto del pericolo che l'umanità avrebbe corso se Hitler avesse costruito tale arma. Sono certo di aver avuto già allora la convinzione che la superbomba atomica fosse un'invenzione diabolica e non volevo averci niente a che fare. Sebbene odiassi Hitler e i nazisti non potevo dare il mio appoggio ad azioni che avrebbero portato all'uccisione anche di bambini innocenti e di gente che condivideva i miei sentimenti".
Al ritorno in Germania, finita la guerra, Born vi esercitò un'intensa attività per cercare di influenzare l'opinione pubblica tedesca circa i pericoli degli armamenti nucleari. Nel 1955 un gruppo di 18 Nobel pubblicò una dichiarazione, redatta da Born, Hahn e Heisenberg, che dopo il manifesto di Russel-Einstein, segnò gli inizi del movimento Pugwash. Due anni dopo, al momento della discussione in Germania della politica nucleare, Born fu una dei leader dei "Göttingen 18" che dichiararono che in nessun caso avrebbero collaborato con il governo in attività connesse con lo sviluppo, in Germania, delle armi nucleari.
Franco Rasetti (Non partecipò al progetto)
Nel gennaio del 1943, mentre dirigeva il nuovo dipartimento di Fisica dell'Università di Quebec, rifiutò di partecipare al progetto anglo-canadese per lo sviluppo dell'energia nucleare a scopi militari. Negli anni successivi tenne sempre ferma questa sua scelta e criticò duramente quegli scienziati che avevano fatto la scelta opposta rivendicando non solo l'importanza delle scoperte scientifiche, ma anche l'eticità della loro applicazione. Dopo la guerra con il conseguente sganciamento delle bombe atomiche, abbandonò gli studi fisici dedicandosi con successo alla botanica e alla paleontologia.
"La fisica non può vendere l'anima al diavolo", ebbe a dire dopo Hiroshima e Nagasaki.
Joseph Rotblat (Si ritirò dal progetto)
Abbandonò Los Alamos alla fine del 1944 e tornò a Liverpool. Ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace quale fondatore del Movimento Pugwash e instancabile fautore delle condizioni di disarmo e di pace nel mondo.
Ecco un brano tratto da una sua intervista a Sapere:
"Molti fattori ad un certo punto mi portarono a
considerare che bisognava interrompere il progetto. Il primo fu il
fattore Leslie Groves. Il generale andava sostenendo che appena due
settimane dopo essersi messo a lavorare a Los Alamos aveva ben chiaro
che il vero nemico non era la Germania di Hitler. Era l'Unione
Sovietica. Preparare la bomba in funzione anti-Stalin, questo era il suo
obiettivo e quello dei militari. Ciò avveniva nel 1944, quando ormai
era evidente che Hitler non aveva la bomba. E i militari americani non
avevano remore nel sostenere che il vero obiettivo del progetto
Manhattan era l'Unione Sovietica, non Hitler. Ma a quel tempo i
sovietici erano nostri alleati. Noi sapevamo bene che i sovietici
operavano sul fronte dell'est e mantenevano da soli la pressione tedesca
sul continente. Senza di loro avremmo perso la guerra. Ed ora il
generale veniva a dirci che la " bomba" veniva costruita contro l'Urss.
Quelle parole furono per me un vero, terribile shock. Ne rimasi colpito.
Fu questo il primo dei motivi che mi portarono a prendere la decisione
di andare via. Cui si aggiunse la conversazione che ebbi con Niels Bohr.
Bohr mi spiegò cosa stava succedendo: se continuavamo su
queste basi con lo sviluppo delle armi nucleari avremmo portato il mondo
alla rovina".