Ferruccio (1893-1916) ed Enrico (1895-1916) nati a Bellinzona, successivamente si trasferirono a Milano dove insegnava il padre Carlo all'Accademia-scientifico-letteraria, grande esperto della dialettologia italiana. Ferruccio seguì le orme paterne e si iscrisse all'Accademia scientifico-letteraria, mentre Enrico al Politecnico.
Ferruccio studiò diverse lingue e si interessò in particolare alla lingua e cultura ladina. Di carattere chiuso e introverso il primo, attivo e propositivo il secondo, come mostrano le lettere e il modo in cui affrontano i mesi di guerra.
Entrambi, ufficiali volontari, morirono in piccoli scontri di pattuglia sui monti vicino Gorizia e alle Tofane.
Lettere tratte dal volume “In memoria dei fratelli Ferruccio ed Enrico Salvioni”. Entrambi aderenti alla corrente nazionalista e arruolati come ufficiali, morti entrambi in piccole scaramucce nel 1916 a distanza di pochi mesi, descrivono la loro partecipazione alla guerra con sentimenti patriottici, ma con comportamenti e approcci assai diversi.
