La Guerra - Lettere di un socialista
ai figli

Il libro raccoglie le lettere inviate ai figli (Rina, la più grande, e Tìti, il piccolino) durante il periodo bellico, dal 1915 a dopo Caporetto (dopo la fine del 1917, non compaiono più date).
Domenichelli, non più giovanissimo, è arruolato come tenente e, da quanto appare, opererà sempre nelle retrovie. Le lettere sono assai diverse dalle consuete, appaiono come insegnamento, da lontano, al nazionalismo, all'amore per la patria e all'odio, quasi razziale, contro tedeschi e austriaci.
Il suo socialismo paternalistico è legato alle figure di Mazzini e Garibaldi. Nelle lettere è chiara la sua disillusione nell'internazionalismo, dopo la scelta dei socialisti tedeschi di sostenere la guerra.
Si possono individuare tre tipologie diverse di lettere. Nella prima parte, nei primi due anni di guerra, prevale l'indottrinamento, nella seconda, 1917, appare la fatica della guerra e il prezzo pagato, e la difficoltà dei soldati nel sostenere lo sforzo bellico; infine, dopo Caporetto vi è un crollo, e le lettere sono in larga parte più rancorose e spesso sostituite da articoli contenenti informazioni per i figli. Da notare la sua lettura della rivoluzione russa e la sua avversità verso i bolsevichi che, ritirandosi dalla guerra, hanno rafforzato gli eserciti sul fronte italiano.
In queste lettere si possono cogliere tutti gli elementi ideologici che consentiranno una piena adesione al fascismo.