Teoria matematica dei fenomeni elettrodinamici - André-Marie Ampère

André-Marie Ampère, (Lione, 1775 – Marsiglia, 1836) figlio di un ricco mercante e giudice di pace che seppe ispirargli un grande desiderio di conoscenza. Cominciò a leggere libri di matematica a 13 anni e lesse le voci scritte da D’Alembert sull’Encyclopédie che lo stimolarono nello studio della matematica. Ben presto però iniziò un periodo tragico, prima la morte della sorella nel 1792 poi, dopo l’assedio dell’esercito rivoluzionario a Lione, il padre fu arrestato e ghigliottinato nel 1793. La morte del padre gettò Ampère in una grande depressione e apatia, così interruppe tutti gli studi, trovando conforto solo nell’amicizia di una ragazza, Julie Carron, che sposò nel 1799, dopo aver deciso, per guadagnarsi da vivere, di dare lezioni di matematica e fisica a Lione. Nel 1802 ottenne un posto di insegnante di Fisica e Chimica a Bourg-en-Bresse, lasciando a casa la moglie ammalata e il piccolo Jean-Jacques nato nel 1800.

Insegnò di matematica al Liceo di Lione, dove la moglie morì nel 1804. Nel 1806 contrasse un disastroso nuovo matrimonio con Jenny Potot, ma vivevano praticamente separati e divorziarono nel 1808. Ebbero anche una figlia, Albine, che fu affidata al padre. Fu finalmente nominato Professore di Matematica all’École Polytechnique nel 1809, dividendo l’insegnamento di analisi e meccanica con Cauchy con il quale entrò presto in contrasto anche perché gli studenti trovavano difficile l’approccio di Cauchy e preferivano l’insegnamento più convenzionale di Ampère. Divenne anche Ispettore Generale delle Università.

In fisica si occupò all’inizio di ottica, scrivendo un lavoro sulla rifrazione nel 1815, aderendo alla teoria ondulatoria proposta da Fresnel. I suoi contributi più rilevanti riguardano senz’altro l’elettromagnetismo. Il più importante lavoro di Ampère fu pubblicato nel 1825, Mémoire sur la Théorie Mathématique des Phénomènes électrodynamiques Uniquement Déduites de l’Expérience, che contiene una trattazione matematica delle leggi sulla forza elettromagnetica e descrive tutti i suoi esperimenti. La sua trattazione delle forze elettriche segue un’impostazione newtoniana (forze a distanza, centrali, che variano con l’inverso del quadrato della distanza) e per questo venne poi chiamato da Maxwell il Newton dell’elettrodinamica.

Di carattere era timido e spesso goffo, miope e parzialmente storpiato da una infantile ferita al braccio, ma era buono e generoso, subì molte umiliazioni e dileggi nonostante i successi scientifici. Morì a Marsiglia e fu sepolto a Parigi al Cimitero di Montmartre. In suo onore l’unità di misura SI della intensità di corrente elettrica è chiamata ampere (A).

(Note biografiche tratte e riassunte da AIF)

 

Teoria matematica dei fenomeni elettromagnetici, unicamente dedotta dall'esperienza

dal testo in francese

Dopo le esperienze di Oersted sul legame tra corrente e campo magnetico e le esperienze di Arago, Ampère riassunse i risultati del suo lavoro sperimentale e teorico in questo saggio pubblicato nel 1825. Ampère ricavò la forza di interazione tra due conduttori rettilinei di diversa lunghezza, o ancora la forza tra due solenoidi. Egli dimostrò l'identità d'azione dei solenoidi e dei magneti e su tale identità fondò la sua teoria del magnetismo come prodotto da microscopiche correnti elettriche intorno alle particelle dei materiali magnetici. L'approccio è costruito dentro i fondamenti della fisica newtoniana, come precisa egli stesso, e del legame tra teoria ed esperimento esplicitato da Newton.

Per approfondimento: "La Fisica nella Scuola, Quaderno 19, aprile-giugno 2009 (rivista pubblicata dall'AIF